L’acne vulgaris (comunemente chiamata acne) è una delle malattie della pelle più comuni. Sebbene l’eziologia dell’acne non sia ancora del tutto chiara è ormai acclarata l’origine multifattoriale. Come per altre patologie cutanee molto diffuse come la dermatite atopica (AD) e la psoriasi, nella pletora di fattori causativi il coinvolgimento microbico sembra determinate. Tutte queste patologie sono infatti associate a fenomeni di disbiosi del microbioma cutaneo. Più precisamente, l’insorgenza di acne vulgaris sembra essere associata ad un aumento della diversità del microbioma cutaneo, in particolare per quel che concerne il microrganismo determinante, ovvero Cutibacterium acnes.
Studi recenti hanno permesso di identificare 3 sottospecie e 6 filotipi differenti del microrganismo: C. acnes subsp. difende (tipo II), C. acnes subsp. elongatum (tipo III) e Cutibacterium acnes subsp. acnes (tipo I) suddivisa nei filotipi IA1, IA2, IB, IC. Particolarmente interesse è che i ceppi di tipo I sono più spesso associati all’acne vulgaris, mentre i ceppi di tipo II si rinvengono più frequentemente sulla pelle sana o nelle infezioni dei tessuti più profondi. Sebbene appaia al momento evidente il ruolo fondamentale del microrganismo nell’eziopatologia della malattia rimane ancora da chiarire quale siano i meccanismi chiave che ne attivano la patogenicità. E’ quindi stato intrapreso un percorso di studio per approfondire le relazioni dei vari filotipi di C. acnes tra loro, con le cellule epidermiche, con il sistema immunitario e con il resto del microbioma cutaneo in condizioni di patogenicità e non. La ricerca punta inoltre a stabilire come i vari filotipi del batterio influiscano sulla gravità della manifestazione acneica.